"Quel cambio di prospettiva che, proprio dall’immaginario, porta ad osservare, con rispetto ed interesse, l’impresa del quotidiano, certamente consapevoli delle problematiche globali da affrontare, invero convinti che sia bello rilanciare e proteggere un futuro per l'avventura umana.",
Il 2019 è un anno denso di ricorrenze d’incontro tra cultura scientifico/tecnologica e cultura umanistica.
Tre almeno.
750 anni dalla morte di Leonardo da Vinci. Padre di ogni progettista. Ma è l’anniversario della morte.
2019, l’anno narrativo di Blade Runner. Dove (quando?) il replicante Roy Batty (Rutger Hauer), quintessenza della progettualità, pone il quesito assoluto: “Tempo bastante”. Riflessione sull’esistenza e sul corpo, sulla sua durata, proprietà e riparabilità.
Poi la luna, 50 anni dallo sbarco. Culmine dell’immaginario, poetica dell’intrapresa, convergenza di umanesimo e scienza.
E ci è interessato il cambio di prospettiva: “La cosa più significativa del viaggio lunare non era che gli uomini mettessero piede sulla luna ma che guardassero la terra”, scrive Norman Cousins.
Quel cambio di prospettiva che proprio dall’immaginario porta ad osservare, con profondo rispetto ed interesse, l’impresa del quotidiano, certamente consapevoli delle problematiche globali da affrontare, invero convinti che sia bello rilanciare e proteggere un futuro per l’avventura umana.
È così che, combattuti tra almeno tre formidabili ricorrenze, in questo luglio abbiamo sposato la luna.
750 anni dalla morte di Leonardo da Vinci. Padre di ogni progettista. Ma è l’anniversario della morte.
2019, l’anno narrativo di Blade Runner. Dove (quando?) il replicante Roy Batty (Rutger Hauer), quintessenza della progettualità, pone il quesito assoluto: “Tempo bastante”. Riflessione sull’esistenza e sul corpo, sulla sua durata, proprietà e riparabilità.
Poi la luna, 50 anni dallo sbarco. Culmine dell’immaginario, poetica dell’intrapresa, convergenza di umanesimo e scienza.
E ci è interessato il cambio di prospettiva: “La cosa più significativa del viaggio lunare non era che gli uomini mettessero piede sulla luna ma che guardassero la terra”, scrive Norman Cousins.
Quel cambio di prospettiva che proprio dall’immaginario porta ad osservare, con profondo rispetto ed interesse, l’impresa del quotidiano, certamente consapevoli delle problematiche globali da affrontare, invero convinti che sia bello rilanciare e proteggere un futuro per l’avventura umana.
È così che, combattuti tra almeno tre formidabili ricorrenze, in questo luglio abbiamo sposato la luna.
A presto per riparlare di Pris, Zhora, Leon e Roy.
Mrk